Beentouch, caso di insuccesso e fuffa italiana
A Catania c’è un modo di dire molto particolare e divertente: “Fari puppette” (Fare polpette). Beentouch
Secondo appuntamento per la rubrica #polpettedigitali, spazio dedicato a questa enorme quantità di Startup più o meno note che raccontano balle con convinzione e con parole e frasi che suscitano emozioni (anche quando di vero non c’è nulla), Beentouch.
La conoscevamo praticamente solo noi catanesi, ma grazie ad una campagna pubblicitaria di circa 20 giorni, Beentouch è diventata ormai popolare anche fra i telespettatori delle reti Mediaset.
Cosa è Beentouch
Beentouch è una delle 25.000 applicazioni (sì avete letto bene, 25mila applicazioni) costruite tramite QuickBlox (esattamente come CiaoIm), un framework abbastanza noto nel settore perché permette di creare una applicazione di instant messaging (chat, chiamate e videochiamate) in pochi minuti. Il vantaggio è evidente, riesci ad avere la tua applicazione in davvero poco tempo al costo di un canone tutto sommato nemmeno troppo alto. E gli svantaggi? Non hai nessun asset tecnologico, hai un prodotto esattamente identico a migliaia di altri, senza nessun differenziale tecnologico.
La comunicazione
Nessun problema fin qui, se non fosse per il fatto che la comunicazione che ne esce dai giovani founder catanesi racconta tutt’altra storia. La value proposition che tentano maldestramente di far emergere racconta di una tecnologia proprietaria che permette di effettuare chiamate e videochiamate di alta qualità anche in condizioni di scarsa connettività. In realtà non c’è praticamente nulla di vero in quello che affermano, semplicemente perchè il framework che usano è Quickblox, che, sì, è performante, ma non è una tecnologia proprietaria Beentouch, né tantomeno una tecnologia che migliora le performance di altre soluzioni proprietarie o open source. E non a caso non troverete nessun benchmark su beentouch, solo dichiarazioni polpette e polpette come questa di seguito.
Ora, il fatto che ci sia una strategia della polpetta inizia ad essere evidente, però credetemi, questa è una dichiarazione straordinaria. Sono stato parecchi minuti a leggerla e rileggerla. Pensate, Mirabile ci svela che il segreto di Beentouch che permette di adattarsi a connessione lente è “rinunciare a elaborare i dati emessi durante le conversazioni e a venderli alle aziende” . ❓ ❓ ❓ Lo so che vi siete fermati a riflettere, e state rileggendo nuovamente, non preoccupatevi, è assolutamente normale, state leggendo una polpetta.
Una dichiarazione come questa, scritta su una testata come Corriere Innovazione di “Il Corriere della sera”, dovrebbe far riflettere sulla qualità dell’informazione di settore che abbiamo in Italia. La quantità di sciocchezze che leggiamo ogni giorno ha raggiunto livelli imbarazzanti.
Decine di articoletti che parlano del nuovo Skype italiano che promette qualità anche in scarse condizioni di rete, ma nessuno che verifica queste promesse, nessuno che chiede un benchmark, una prova che dimostri quanto affermato.
Mi piacerebbe proprio sapere che guadagni immediati pensano di avere con qualche migliaio di download, ma la vera domanda conclusiva é: davvero questi ragazzi pensano di creare innovazione in Italia usando semplicemente parole come “emozioni“, “diritto alla comunicazione” senza avere praticamente nulla in mano?
I risultati
Nonostante le foto con braccia conserte a sfondo blu e dopo 20 giorni di pubblicità sulle reti Mediaset, i risultati che si possono apprezzare di Beentouch sono imbarazzanti. Su Google Play ad oggi non sono riusciti a superare la fascia dei più di 10.000 download (chissà se Wcap ha calcolato quanto è stato il costo di acquisizione della campagna Mediaset 🙄 ), le ultime recensioni lasciate dagli utenti sono tutte negative per via degli svariati crash dell’applicazione.
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